Home Cinema I 5 motivi per cui ho odiato (ma profondamente amato) Personal Shopper

I 5 motivi per cui ho odiato (ma profondamente amato) Personal Shopper

Scritto da Damiano Crosina 20 Aprile 2017

Ci sono film che semplicemente sfuggono dalle definizioni e canoni tradizionali. Ci sono film che si fanno odiare e amare in modo feroce contemporaneamente. Personal Shopper è uno di questi. Più che un film è un’esperienza sensoriale che ti frastorna e ti lascia boccheggiante di malinconia. Questo per almeno 5 motivi. Eccoli.


1) Kristen Stewart: solitamente  dotata delle capacità espressive di un comodino con il dono della parola, Kristen Stewart è la cosa peggiore e in qualche modo migliore di questo film. Dannatamente giusta per la parte, con i suoi modi quasi mascolini e sgraziati eppure così pieni di vulnerabile grazia. È brava. Odiosamente brava. E non poteva esserci interprete migliore.

2) Dissolvenze a nero come piovesse: onnipresenti in tutto il film, delimitano una scena dall’altra in un modo che pare assolutamente insensato. Ma poi qualcosa cambia. Cominciano ad avere senso. Molto senso. E finiscono per modificare la tua percezione del tempo, dilatandolo e accelerandolo a loro piacimento. E il respiro del film ne ottiene un ritmo inusuale che ti intriga. Ti stordisce.


3) Dialoghi latitanti: pochi. Pochi dialoghi. Tanto silenzio e riprese dello schermo di un iPhone. Qualche videochiamata, ma rari gli scambi faccia a faccia degni di essere chiamati tali. Ma i pochi che ci sono sembrano durare una vita. Pregni di significato. Mai superflui. Sempre giusti. Dannatamente giusti.

4) Lewis?: il fratello scomparso. C’è? Non c’è? Dov’è? Quando? Perché? Batti un colpo. Come in una partita tra gatto e topo, la protagonista e la presenza si inseguono, si perdono, si toccano, scappano, si tengono per la coda. Esiste? È veramente lui? Pare non esserci risposta. La cosa dovrebbe farti odiare il film. Invece te lo fa amare ancora di più.


5) La sceneggiatura: tra false partenze e conclusioni sbagliate la storia sembra non andare da nessuna parte. Se devo essere sincero, la verità è che non ci ho capito nulla. Ma è questo il bello. Il bello di un film che non si vuole spiegare. Che devi essere tu a farlo. Un film che ti porta in una realtà sospesa in cui niente è certo. “Sei tu? Sei veramente tu? O sono io?” questo chiede la protagonista. Ma la stessa domanda se la pone ogni spettatore. E quando le luci si sono accese nessuno aveva il coraggio di alzarsi dalla poltrona del cinema. Altrimenti si spezza la magia. Non far cadere il bicchiere. Non voglio dover raccogliere poi i cocci e cercare di trovare una spiegazione.


Personal Shopper è il film peggiore e migliore che io abbia mai visto. Quindi non perdete tempo. Andate al cinema. Ma non cercate di trovare una spiegazione o dare un senso alle cose. Non subito almeno. Rompereste la magia.

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