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Altaroma: da quando non c’è più la libertà di stampa?

Scritto da Giorgio Miserendino 2 Luglio 2018

Giunti ad un altro capitolo della saga Altaroma, ci troviamo a parlarvi della realtà poco democratica in cui verte la manifestazione in totale declino.
Quest’anno infatti ci è stato impedito, nonostante l’invito da parte di una delle Pr ufficiali della manifestazione, di partecipare ad uno degli eventi principali della manifestazione: “Who is on Next”, organizzato in collaborazione tra Altaroma e Vogue Italia. Un’addetta alla comunicazione di Altaroma, ha bloccato la PR intenta ad accompagnarci dentro la sala dove si stava per svolgere la sfilata per poi dichiarare in pubblico che, dopo l’articolo uscito l’anno scorso, fosse impensabile che ci avrebbe fatto entrare.


Mi ero ripromesso di non scrivere ulteriori articoli sulla manifestazione, dopo gli articoli di Luglio 2017 e di Gennaio 2018, ma credo sia importante segnalare la grave violazione della libertà di stampa da parte di una società pubblica.
Per questo abbiamo chiesto spiegazioni ai soci di Altaroma: Camera di Commercio Roma, Comune di Roma, Risorse per Roma e Regione Lazio, sperando di ricevere una risposta sulla scelta operata da Altaroma.

In questa edizione abbiamo visto un totale declino della manifestazione. Trasferitasi in periferia, a Cinecittà, vediamo 4 mezze giornate più la solita giornata delle accademie accorpate tutte in un giorno. Solo 8 sfilate e 8 eventi curati da Altaroma, che costano (dividendo i costi annuali) circa 1 milione di euro ai contribuenti.

Questo calo di eventi, preceduto da un calo di presenze, è la dimostrazione oggettiva che qualcosa nel management di Altaroma è errato. Anche le varie sfilate evento tenutesi a Roma nel corso degli anni, da Valentino a Chanel passando per la stessa Fendi, non hanno associato il proprio evento al calendario di Altaroma. Quest’anno è toccato a Bvlgari che, pur avendo organizzato un super evento il 28 giugno, non ha visto la propria presenza nel calendario ufficiale della manifestazione.

Chi pagherà le conseguenze di quanto sta accadendo nel sistema moda romano?

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